La ricchezza di Marco Montemarano (Il Foglio, 16/11/13)
A volte è proprio ciò che ci sembra più semplice a nascondere insospettate complicazioni. Uno passa una vita intera a raccontarsela in un certo modo, secondo un’interpretazione netta, elementare, e poi – per un caso fortuito, un sogno magari, una frase rivelatrice detta con tranquillità da un altro testimone del passato comune – il castello che abbiamo costruito e che, bene o male, costituisce la nostra identità, s’accascia su se stesso in un crollo silenzioso e assurdo. Resta un vuoto di senso, la mancanza d’aria della sorpresa, la necessità di rivedere l’intera narrazione che ci riguarda. Forse a quel punto si diventa davvero se stessi, o forse la confusione aumenta. Hitchcock, soprannome di Giovanni, il protagonista–narratore di La ricchezza di Marco Montemarano (NeriPozza, 270 pagine, 16 euro) si guarda in una fotografia all’inizio del romanzo e torna a guardarsi alla fine. Vede due immagini diverse, come diverse sono, a distanza di anni, le interpretazioni che dà della sua esistenza e dell’amicizia che lo ha legato ai fratelli Pedrotti, Mario e Fabrizio, e alla loro sorella Maddalena, con cui intreccia nel tempo una specie d’amore. Ma anche sulla consistenza dei suoi sentimenti per la ragazza, poi donna, o meglio di quelli di lei per lui, Hitchcock non ha le idee chiare.
Questo romanzo ben costruito, intricato e intrigante, ha la grande qualità di essere scritto sottovoce, con la cautela con cui il protagonista ha gestito la sua incasinata giovinezza, la sua solo apparentemente risolta età adulta, le relazioni, le passioni. C’è un altro personaggio che grida nel libro, Fabrizio, e sembra il più forte. Naturalmente non lo è. Il tempo – sempre lui – questa tremenda divinità che governa ogni cosa, s’incarica qualche volta di aprirci gli occhi.
Come succede in questo libro, lo fa senza nessuna cautela, all’improvviso. Hitchcock, affascinato dalla ricchezza dei suoi amici, dai loro contrasti, dalla loro famiglia così risolta in superficie, così diversa dalla sua, non ha visto la verità, l’ha complicata, si è lasciato schiacciare. Intanto sono trascorsi gli anni ’70 con le loro violenze politiche, gli anni’80 con private derive, i ’90 con instabili ricomposizioni. Insomma è passata la vita, una parte importante almeno della vita del gruppo e niente è successo veramente o è successo tutto.Ma in un altro modo. Montemarano, nato a Milano, cresciuto a Roma, è un musicista e un traduttore che da vent’anni vive a Monaco di Baviera. Ha scritto altri romanzi senza arrivare a pubblicarli, ma che abbia già molta scrittura alle spalle si sente. Si sente la sicurezza e la voce di chi scrive perché ha davvero bisogno di farlo. Per se stesso, prima che per gli altri. Con Acqua passata (ebook) l’anno scorso si è classificato fra i primi nel torneo letterario “Io scrittore”. Quest’anno ha vinto la prima edizione del Premio Neri Pozza, imponendosi su 1800 manoscritti. E’ molto intonato, musicalmente e letterariamente.