Dell’ascoltare audiolibri (Left, 15 marzo ’14)
«C’è una storia, ed è lì per te, in una forma o in un’altra»: la forma può essere quella classica del testo scritto e confezionato in libro, oppure le forme più recenti di e-book e audiolibri. Leggo l’affermazione su un quotidiano straniero. Da noi siamo ancora molto distanti dal vederla così, da noi domina la convinzione che gli audiolibri siano destinati unicamente ai ciechi e serpeggia il sospetto che se una casalinga, mentre stira, ascolta Pirandello o un architetto, mentre disegna, invece che un cd musicale infila quello con le poesie della Dickinson, non è una cosa seria. Senza parlare della guerra dei sostenitori dell’oggetto-libro contro il digitale, come se uno escludesse l’altro, o fra editori tradizionali e innovatori, guerra fra poveri che si contendono un mercato sempre più ristretto.
Ascoltando un meraviglioso Porto delle nebbie di Georges Simenon, mentre guido su e giù fra città e campagna, mi dico che non mi sento minimamente diminuita, nella mia attività di lettrice, dall’ascoltare senza poter guardare il testo scritto. Semplicemente è un altro modo di leggere, un modo ancora più “altro” rispetto persino all’ebook che, soprattutto quando sono in viaggio per periodi lunghi, non mi stanco di benedire per aver alleviato il peso del mio bagaglio. Questa “Collezione Maigret”, edita da Emons, e letta magistralmente da uno dei nostri attori più bravi, Giuseppe Battiston, è un grande regalo della contemporaneità tecnologica. Quante volte avrò letto i Maigret nella vita? Riascoltarne qualcuno di tanto in tanto è un piacere aggiunto, qualcosa che riporta all’infanzia, quando c’era una voce amata che leggeva per noi.
In libreria gli scaffali degli audiolibri sono sempre un po’ nascosti e decisamente poco forniti. Gli editori pochi: Feltrinelli e Salani, Recitar Leggendo, Alfaudiobook, Il Narratore, la già ricordata Emons che ha la particolarità di proporre tanti romanzi contemporanei, moltissimi italiani e letti spesso dagli autori, Stefano Benni come Michela Murgia, Melania Mazzucco piuttosto che Sandro Veronesi, Gianrico Carofiglio o Giancarlo de Cataldo… Devo alla Emons, per esempio, la scoperta di Paolo Sorrentino romanziere (Hanno tutti ragione, attraverso la voce dello strepitoso Toni Servillo) che mi ostinavo a non leggere per quegli stupidi pregiudizi che ti fanno dubitare del talento di uno che ne ha pure troppo in un’altra arte. E in effetti un audiolibro può essere usato pure così: un romanzo che per qualche motivo non riesci a leggere, ma su cui aleggia una curiosità, può essere testato dall’udito e rimeditato appena possibile, se ne vale la pena, in una lettura tradizionale. O viceversa: testi amatissimi e magari stranoti, acquistano una nuova seduttività se ripercorsi attraverso la lettura a voce alta di un bravo attore. Mi è successo con Lessico famigliare: la lettura straniata di Margherita Buy mi è sembrata adattissima alla studiata ingenuità della Ginzburg ed è stato sorprendente scoprire in Nanni Moretti e in Francesco De Gregori due interpreti particolarmente congeniali (rispettivamente) ai Sillabari di Parise e a Cuore di tenebra di Conrad.
Già da diversi anni, prima che gli audiolibri si affermassero, esiste una trasmissione radiofonica, Ad alta voce, mandata in onda dal terzo programma Rai, attualmente nel pomeriggio, che propone in puntate quotidiane (esclusi sabato e domenica) capolavori della narrativa classica e contemporanea, italiana e straniera, inframezzati da stacchi musicali e ridotti con sapienza dai curatori. L’archivio è molto ampio, si va da Morante a Calvino, da Camus a Fitzgerald, da Kafka a Dumas; il pubblico folto e affezionato, mentre l’uso del podcast permette di recuperare le puntate perdute. Ma l’audiolibro risponde a un’esigenza diversa, più moderna, insieme più semplice e più complessa: è davvero un’integrazione alla lettura silenziosa, quell’a-tu-per-tu col libro che niente potrà mai sostituire. L’ascoltatore di audiolibro esige, innanzitutto, il testo integrale, e mal sopporta gli intervalli musicali, “abbellimenti” per ascoltatori naïves. Vuole avere la libertà di bloccare la lettura, interromperla, tornare indietro a piacimento, magari prendere appunti per andare a riguardarsi un passaggio sull’originale stampato. E’ comunque un “lettore forte” che ha con la letteratura un rapporto attento ed esclusivo. Un rapporto d’incantamento con le parole. Ed è straordinario come, a volte, la tecnologia ci aiuti a recuperare abitudini d’altri stili e altri tempi, quella per esempio, in questo caso, dell’accucciarsi accanto al fuoco ad ascoltare la nonna, o chi per lei, che raccontava una storia.
Certo quelli erano tempi meno frettolosi e oggi la minaccia del multitasking (fare più cose in una volta come si passa, sul computer, da un programma all’altro in simultanea) è che la lettura possa diventare l’attività secondaria rispetto al guidare, cucinare, disegnare, e che sia ridotta, insomma, a una specie di musica di sottofondo. E’ la stessa preoccupazione dei musicisti che da sempre hanno orrore dell’uso che facciamo noi profani di un Bach messo a riempire di bellezza il nostro trafficato ritorno a casa, invece di accomodarci in poltrona ad ascoltare in reverente concentrazione. Come se quest’uso “domestico” avesse mai fatto male alle orecchie di qualcuno o impedito di approfondire l’uso del contrappunto, e come se La divina commedia non potesse intrecciarsi alla cottura di un arrosto. Che se poi vogliamo scoprire cos’è una terzina incatenata, non sarà un audiolibro a ostacolarci!