L’intrigante leggerezza di Houellebecq (20/1/14)
Peccato però. Alla fine questo Sottomissione è un libro che non mantiene le promesse della prima metà. Mi sono divertita molto leggendolo almeno fino a pag. 150 (ne conta 100 di più), mi ha riportato alla novità che rappresentò Le particelle elementari con le sue fissazioni erotiche e avveniristiche. Nella seconda parte, proprio quando entra nel merito della rivoluzione islamica a Parigi raggiunta con elezioni democratiche, si ha l’impressione che la bella costruzione si sgonfi, quasi avesse smesso di crederci l’autore stesso. Comunque Michel Houellebecq non si smentisce: c’è qui come in tutti i suoi libri intelligenza e lucidità. Nessuno come lui sa infilzare la contemporaneità occidentale, sfinita dalla sua stessa amoralità, sfessata, immotivata, in un ritratto umiliante e preciso. Tutto il baccano che si è fatto intorno al libro non gli giova e l’Islam può dormire sonni tranquilli: a essere sbeffeggiata a sangue è la religione cristiana («Gesù aveva amato troppo gli uomini, ecco il problema; lasciarsi crocifiggere per loro testimoniava quantomeno una mancanza di buon gusto, come avrebbe detto la vecchia bagascia» – dove per bagascia s’intende il buon vecchio Nietzsche, più volte citato nel romanzo). Quel che rende il libro commovente in fin dei conti, è l’impressione che il vero tema non sia l’Islam o il futuro dell’Occidente, ma il disperato confrontarsi con la decadenza fisica e sessuale di un maschio cinquantenne che con le donne ha avuto sempre qualche difficoltà. Da qui il sogno di una società in cui il desiderio maschile, titillato dalle sollecitazioni di nudità femminili continuamente esibite, viene placato da rigide regole coraniche.
Che liberazione feste prive della conturbante presenza di donne che non puoi scoparti (tutte, sul posto!), che felicità immaginarle relegate unicamente in cucina o in camera da letto, che senso di potenza assoluta escluderle dalle professioni intellettuali, saperle sottomesse al maschio come l’uomo a Dio. Pensavate che la trama del romanzo trattasse della sottomissione dell’Occidente all’Islam? Ma no: è solo il delirio di un erotomane che teme la débâcle, la fine del piacere e che vaneggia di società popolate da monache costrette a non giudicarlo a letto. Commovente, appunto. Ma certo sul tema altri scrittori come Phil Roth, come J.M.Coetzee si sono misurati alla grande (lo ricordava oggi Baricco su La Repubblica). Aggiungerei almeno il Romain Gary di Biglietto scaduto. E salverei comunque molte pagine, fra le quali soprattutto quelle che intrecciano alla storia con estrema perizia ricche considerazioni su un altro (poco letto ormai) autore di tanti anni fa, il nevrotico, eccentrico, esteta, satanista, spirituale Karl Huysmans che si ritirò, non a caso, in un convento benedettino, alter ego nutritivo dell’inquieto Michel. Uno scrittore però, Michel Houellebecq, che negli alti e nei bassi della sua produzione conserva una voce solo sua e sa narrare con la leggerezza e la naturalezza di un amico che si siede sul divano di fronte a noi e, come niente fosse, attacca a chiacchierare dei temi più scottanti, imbarazzanti e irritanti, inevitabilmente coinvolgendoci.
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