Addio alla Russia, il primo Nabokov (Espresso 24/9/22)
C’è la nostalgia di una Russia boscosa e incantata e la follia appassionata del primo amore in Mašen’ka (Adelphi, pp.150, euro 18), esordio narrativo di un Vladimir Nabokov ventisettenne che aveva scritto fin lì solo poesie. In libreria dal 27 settembre, viene riproposto in una nuova traduzione di Franca Pece (la precedente, di Ettore Capriolo, risale a cinquant’anni anni fa per Mondadori), entrambe dall’inglese, non dal russo, perché quella in inglese è ritenuta la versione definitiva dati gli aggiustamenti, sia pur minimi, che l’autore vi aveva apportato. Nel 1926, quando Mašen’ka esce per una casa editrice dell’emigrazione russa a Berlino, Nabokov è sposato da un anno con Vera Slonim ed è a lei che dedica il romanzo: storia di un vecchio amore che non la riguarda, eppure la riguarda, perché – mettendo una pietra sopra al passato – il protagonista Ganin sarà pronto ad affrontare il futuro, una nuova esistenza lontano dalla patria e dai suoi dolorosi ricordi. È davvero giovane il Nabokov di Mašen’ka, ma ha già idee letterarie chiarissime e le mette tutte in campo. Come dirà anni dopo in un’intervista, quando sarà già l’autore idolatrato di Lolita, Fuoco pallido, Ada: «La parte migliore della biografia di uno scrittore non è il catalogo delle sue avventure, ma la storia del suo stile». E qui, pur attingendo a fatti personali (li ritroviamo quasi identici nell’autobiografia Parla, ricordo) è già attento a narrare – persino esagerando – in quel suo modo unico, attraverso i giochi di luce, i riflessi negli specchi o nell’acqua, i cambiamenti minimi di colore e la precisa evocazione dei nomi della natura: farfalle come alberi, fiori e fili d’erba. Per sottrarsi alla noia della sua quotidianità di emigrato fra altri esausti emigrati in un’umile pensioncina berlinese, Ganin si rifugia nella nostalgia della Russia prerivoluzionaria da cui è fuggito e nella mitizzazione della prima ragazza di cui si è innamorato, Mašen’ka. Salvo capire d’un tratto, proprio nell’ultima pagina, il vero senso della vita.