Cani abbandonati (Corriere dei ciechi, luglio-agosto ’24)

Cani abbandonati (Corriere dei ciechi, luglio-agosto ’24)

Ho sempre avuto cani ad accompagnare la mia vita. Al momento ne ho quattro. Vivo in campagna, altrimenti non potrei. Sono cani simpatici, arrivati a me per vie diverse. Nessuno è di razza, perché non sono stati scelti, ma forse è più giusto dire che sono stati loro a scegliermi: cani trovati, cani rifiutati, cani scartati. Tutti bellissimi, perché la felicità rende belli e loro sono molto felici di stare con me dopo aver sofferto varie peripezie di cui io posso, in alcuni casi, solo immaginare. Per esempio, uno di loro, avuto diversi anni fa, sicuramente – penso – fosse della pattuglia dei cani “sedotti e abbandonati”, diciamo così. Ecco come racconto il nostro incontro nel mio ultimo libro, Autobiografia dei miei cani:

Capitò che un cane lupo saltasse in mezzo alla strada che stavo percorrendo verso Amelia. Faceva sbandare le auto e rischiava di essere investito perché, disperatamente, cercava di fermarle. Nessuna però si fermava. La mia sì. Ho accostato e aperto lo sportello. Lui è balzato dentro sistemandosi sul sedile. Ci siamo guardati.

«E adesso che si fa?» gli ho chiesto.

Mi ha appoggiato una zampa sul braccio. Non aveva collare.

«Sei stato abbandonato? Ti hanno portato in macchina lontano da casa in modo che non ti potessi orientare riconoscendo gli odori? Hanno aperto lo sportello, tu sei balzato giù pensando di fare una corsetta e sono ripartiti, vero? Quando ti sei girato a cercarli, non c’erano più».

Il veterinario disse che doveva andare per i due anni. E uno si sbarazza di un cane che magari ha già tenuto con sé tutto quel tempo? «Forse i padroni dovevano partire per le vacanze e non sapevano a chi lasciarlo. Succede continuamente», ha detto il veterinario….

Sì, purtroppo succede continuamente. E adesso è estate e succede ancora di più. Leggo in Internet: in Italia ogni anno vengono abbandonati 50 mila cani e 80 mila gatti che vanno a incrementare il numero di randagi, pari a circa 900.000. Cifre spaventose. Alcuni di questi animali finiscono investiti, altri vengono rinchiusi in canili, altri tornano allo stato brado, una minima percentuale trova una nuova sistemazione, non sempre ideale. Le motivazioni, oltre alla partenza per le vacanze e il non voler pagare per il pensionamento temporaneo del proprio animale, sembra siano queste: cucciolate indesiderate, traslochi in appartamenti più piccoli, sopravvenuti problemi economici, allergie di qualche membro della famiglia, morte del proprietario, comportamento imprevisto e problematico della bestiola, e anche: semplice perdita d’interesse per accompagnare la propria vita a quella di un cane o altro animale una volta constatato che la cosa richiede un serio impegno.

Rudy

Ancora aneddoto personale. Una mia cana si è fatta mettere incinta poca prima della sterilizzazione. Un simpatico briccone di passaggio, un vicino di casa in campagna che poi ho individuato per la somiglianza dei cuccioli, è riuscito a “sedurla” e, come si dice, la frittata era fatta. Siccome Cristina, questo il suo nome, è di piccole dimensioni e, appunto, alla sua prima gravidanza, i cuccioli furono solo due. Restarono con lei i regolamentari tre, quattro mesi durante i quali ho provveduto a cercare per loro buone sistemazioni. E in effetti una si è dimostrata buonissima, l’altra meno. Si trattava di una famiglia numerosa: una coppia mista, lei italiana, lui americano, piena di figli, sei. Vivevano in campagna e questo mi sembrò una buona cosa. Per tre anni tutto filò liscio: il cagnolino mi sembrava contento (non ho mai smesso di informarmi e l’avevo anche rivisto due volte). Ma un giorno mi chiamano per chiedermi aiuto: potevo tenere Rudy, questo il suo nome, per tre mesi, da giugno a settembre? Mi allarmo: che succede? Succede che hanno deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, ma non hanno proprio deciso, passeranno l’estate in California per vedere di trovare una casa e intanto saranno ospiti di parenti. Sono in tanti, portare pure il cane sembra troppo. E poi c’è l’aereo: 2000 euro. E se si trasferiranno definitivamente toccherà ripagare. Spendere per un cane quella cifra va bene, ma il doppio!

Acconsento a prendermi Rudy per tutta l’estate, perché – lo confesso – non lo avevo mai dimenticato e una voce interiore mi diceva che non potevo lasciarlo nei guai: che fine gli avrebbero fatto fare se mi rifiutavo di ospitarlo? E così Rudy venne ad abitare con noi. Avevo già tre altri cani, una era la sua mamma fra l’altro, anche se non credo si siano riconosciuti. Ma comunque i miei lo accolsero calorosamente, e lui… lui si abituò subito alla nuova situazione. Anzi, se ne mostrava entusiasta. Questo un po’ m’insospettì. Ma come? Nessuna tristezza, nessun muso lungo, nessuna nostalgia? «È così che vuoi bene ai tuoi padroni?» gli chiedevo, e lui si limitava a fissarmi negli occhi e a scodinzolare.

Il lupo che fermava le macchine

I sospetti divennero certezza, che Rudy sarebbe rimasto con me, quando lo portai dal veterinario e risultò privo di microchip ma anche della più elementare vaccinazione. Naturalmente non era sterilizzato. Provvidi a tutto col consenso dei presunti padroni lontani. Passarono i fatidici tre mesi e intanto mi ero affezionata moltissimo al nuovo arrivato e temevo il giorno della restituzione. Ma quel giorno non venne mai e Rudy è sempre con me, con noi. E sta benissimo. I suoi padroni, finite le mie telefonate per consultarmi sul da farsi, erano completamente scomparsi. Nemmeno un messaggino per chiedere: come sta? Per informarmi su un loro eventuale ritorno. Niente.

Altri due miei cani, nel libro sono Mago e Soledad (quella bianca e nera)

Mi sono presa la libertà di svergognarli su Facebook, prima di liberarmi della loro “amicizia”, e va bene così: Rudy e io e gli altri cani siamo molto felici insieme, è una creatura dolcissima. Ci facciamo molte chiacchierate con lo sguardo e anche a parole io, con piccoli frastornanti abbai lui. Ma è inutile che io mi chieda: come hanno fatto a rinunciare a una bestiola così tenera? Vorrei chiederlo anche a tutti i mascalzoni che abbandonano i loro animali. Ma a che serve? Le persone spregevoli non hanno il senso di essere spregevoli. E dunque, tutto quello che possiamo fare noi, noi che amiamo sul serio gli esseri non umani, spesso molto più umani di noi, è fare loro spazio e aiutarli a cavarsela quando ne hanno bisogno, quando qualcuno con crudeltà e leggerezza tenta di sbarazzarsene. E loro aiuteranno noi: ne sono una prova lampante i cani che accompagnano i ciechi e tutti quelli che rendono meno solitaria la vecchiaia di uomini e donne o che fanno compagnia a tanti bambini solitari o malati. Insistere su questo diventa un esercizio di retorica e non voglio farlo. Voglio però sottolineare, avendone prove infinite, la sensibilità degli animali, la loro capacità di provare dolore, vero dolore, per la perdita di un affetto su cui contavano. Perché non è solo la ciotola della pappa che cercano. Cercano, come tutti gli esseri viventi e senzienti, l’amore. Questa parola che tanti pronunciano a vuoto, senza riempirla di sostanza.

 

 

 

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