Le rivali, Bucarelli e Wittgens (IlFoglio 3/1/25)

Le rivali, Bucarelli e Wittgens (IlFoglio 3/1/25)

Figli non ne hanno avuti, probabilmente non li hanno nemmeno ipotizzati o desiderati. Però Palma Bucarelli e Fernanda Wittgens sono state due grandi madri. Madri dell’arte italiana, perché l’arte le ha impegnate con la forza della vera passione e perché all’arte hanno dedicato la vita avendo avuto la capacità di imporsi in ruoli di potere decisivi. La contesa su Picasso di Rachele Ferrario (La Tartaruga, 174 pagine, 18 euro) ne racconta in parallelo l’impegno professionale concentrandosi, come avverte il titolo del libro, su due diverse mostre che riuscirono a realizzare l’una a Roma, inaugurata il 5 maggio ‘53, l’altra a Milano il 23 settembre dello stesso anno, dedicate al pittore più conteso e reticente del momento, Pablo Picasso.

La milanese Wittgens, nata il 3 aprile 1903, fu dall’agosto del ‘40 direttrice della Pinacoteca di Brera (prima donna a occupare un posto così importante); nel luglio del ‘41 Bucarelli, di sette anni più giovane di Fernanda, è chiamata a dirigere a Roma – dove è nata il 16 marzo del ‘10 – la Galleria Nazionale di Arte Moderna, la cosiddetta Gnam. Sono direzioni che lasciano il segno contribuendo in modo determinante, dopo le devastazioni della guerra, a far rinascere i due musei, rinnovarli e imporne un duraturo primato. Hanno carattere e atteggiamenti lontanissimi. Wittgens, che deve il nome alle origini svizzere, è una specie di suora laica, seria, severa, impegnata politicamente. Durante il fascismo finisce in prigione perché scoperta ad aiutare ebrei a fuggire in Svizzera. Palma è naturalmente mondana, elegantissima (i suoi vestiti firmati sono conservati nel romano Museo Ludovisi). È bella, spiritosa, piena di fascino di cui sa servirsi per ottenere i suoi scopi. È amica di artisti e letterati, che la difendono dagli attacchi politici, soprattutto del Pci che non la vede abbastanza allineata. Perché lei è allineata solo agli interessi dell’arte, in particolare l’arte d’avanguardia di cui diventa paladina facendo infuriare De Chirico e Guttuso, che non si sentono abbastanza amati e rappresentati a Valle Giulia, dove ha sede la Gnam. Era una donna coraggiosa. Come fece la stessa Wittgens, per proteggere le opere d’arte dai bombardamenti, durante la complicata fase finale della guerra, ne aveva spostato una quantità in posti più sicuri stipandole nella sua macchina e viaggiando di notte.

Rachele Ferrario

Si stimavano, ci assicura Rachele Ferrario, ma tenendosi d’occhio. Ed entrando in competizione su Picasso. Tutte e due volevano dedicargli una mostra nella propria città. Ci riuscirono attirando grande attenzione di critica, dei giornali e di pubblico. E se Palma arrivò prima esponendo le opere più recenti e meno viste del grande andaluso, che conosceva di persona, Fernanda organizzò una retrospettiva e si accaparrò il quadro più commovente, simbolo dell’orrore della guerra, Guernica, che Picasso resisteva a spostare dal Moma di New York (ora è sistemato a Madrid, al Museo Nazionale Reina Sofia).

Hanno avuto destini molto diversi Fernanda e Palma anche nella morte, che arrivò presto per la prima, quando aveva 54 anni ed era da tempo malata. Lunga e costellata, oltre a un matrimonio, di relazioni amorose vere o presunte – perché forse gliene furono attribuite più del dovuto – quella di Bucarelli che si spense a 88 anni nel ‘98. Femministe ante litteram che non avrebbero mai gradito essere definite così, con una “vocazione naturale al comando” e uno spirito combattivo grazie ai quali dobbiamo anche a Wittgens, in polemica con Cesare Brandi, il salvataggio e il restauro del Cenacolo di Leonardo e a Bucarelli la scoperta e il sostegno a tanti nuovi pittori che si sarebbero affermati grazie a lei mentre erano vilipesi da molti critici. E a entrambe dobbiamo un’idea veramente moderna di museo.

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