Grandi scrittrici, anzi grandissime (Immaginazione 346, marzo ’25)
Sarebbe bello ogni tanto da questa camera dall’ampia vista, sbirciare fuori per raccontare il mondo invece di stare sempre col naso fra i libri, da leggere e da scrivere. Ma se ci provo mi passa subito la voglia. Vedo solo la maledetta furia degli uomini e mi viene immediatamente in mente la stupenda ultima scena del film di Michalkov Schiava d’amore, quando la protagonista grida dal treno in corsa ai cosacchi a cavallo che la inseguono: “Signori, siete delle belve”. Sì, siamo circondati da belve, di sesso maschile e che con i veri animali hanno ben poco a vedere, perché si distruggono l’uno l’altro uccidendo, affamando, traumatizzando migliaia e migliaia di innocenti, fra i quali un numero indefinito e spaventoso di madri con i loro bambini. Anche se scamperanno ai massacri che ne sarà di queste vittime, delle loro anime ferite e dei loro corpi mutilati che difficilmente sapranno perdonare? La vecchia abitudine di accendere subito la radio al risveglio per ascoltare le ultime notizie è diventata una fonte di orrore che getta una luce sinistra sull’intera giornata di noi fortunati (per ora), noi che non dobbiamo vedercela coi fischi delle bombe e la minaccia costante del “nemico”. Ma il senso di impotenza e di sopraffazione, la depressione strisciante che ne deriva, la fanno da padroni, offuscano la gioia di vivere.
Certo si continua a fare quel che si è sempre fatto con cocciutaggine salvifica, ed ecco qui che chiudo la finestra, lascio il mondo fuori e squaderno un gruppetto di libri dedicati a “signore della scrittura” che amo e che – vedo con soddisfazione – tornano a suscitare l’interesse dell’editoria. Nella maggior parte dei casi della piccola, meritevole editoria, che qualche volta riesce però a contagiare anche la grande. Laura Vallieri dedica a Grazia Deledda. Cuore indomabile (Edizioni Ares, pp. 232, 16 euro) una necessaria biografia che si mescola a un’attenta, approfondita lettura dell’opera, e scrive un libro di piacevolissima lettura, utile credo a fare innamorare dell’autrice sarda premio Nobel chi ancora non la conoscesse (tanti, troppi purtroppo). Oltretutto coglie con rapidità intelligente il senso del suo scrivere: “Deledda sta dalla parte dell’umanità che racconta, nel tentativo di andare al fondo della verità che la costituisce”.
A una mia grande passione è ispirata un’altra biografia uscita dallo stesso editore, Karen Blixen. Il coraggio, l’amore, l’ironia (pp. 280, 16 euro) di Rossella Pretto che sa magnificamente indagare nelle pieghe del complesso, contraddittorio carattere della scrittrice danese. “Sempre, nei libri di Karen Blixen, è presente un interrogativo e un rovello sulla qualità, eroica e miserevole, dell’esistenza”. Per non parlare del capitolo in appendice, Viaggio inorno a Rungstedlund: pellegrinaggio pieno di pathos nei luoghi di Blixen in Danimarca e nella sua casa museo, illustrata con foto significative. Per una che come me cerca sempre nelle case e nei luoghi degli scrittori il segreto del loro passaggio sulla terra e di ciò che ha nutrito la loro arte, è come si dice “un invito a nozze” e un ripercorrere antichi passi che ho mosso anch’io, quando – ormai più di vent’anni fa – ho fatto lo stesso viaggio per scrivere della favolosa Karen. E c’è qualcosa di confortante nel vedere come certe manie non passano di moda, ma anzi diventano nuovo alimento per nuovi libri.
Un viaggio che non ho fatto, ma mi sono sempre proposta di fare, è ad Amherst nel Massachusetts, per visitare la casa di Emily Dickinson. Ci è andata Benedetta Centovalli e lo racconta in Nella stanza di Emily (LaTartaruga, pp.160, 17 euro) “per tutti coloro che pensano che le case dei poeti siano a volte un capitolo decisivo della loro opera”. Un libro incantevole di chi, conoscendo molto bene la vita di Dickinson, è in grado di riconoscerla nella prigione della sua stanza – che prigione non fu, ma scelta libera e ponderata – come nei profumi del suo erbario e del suo giardino. E Centovalli compie il suo pellegrinaggio con una scrittura capace di parlare profondamente di sé parlando apparentemente d’altro.
Ma non sono solo le donne a onorare le grandi scrittrici del presente e del passato. Qualche volta capita il miracolo di uno scrittore-lettore che dedica il suo talento e la sua immaginazione a far rivivere un’autrice amata. È il caso di Tiziano Colombi che in Dialogo con Marguerite Yourcenar (Les Flâneurs, pp. 92, 14 euro) richiama in vita il suo idolo, le dà una voce nuova che suona però decisamente autentica e ancora una volta realizza l’insegnamento di Gide: “Lo scrittore non deve raccontare la sua vita come l’ha vissuta, ma viverla come la racconterà”.
Ecco, una volta in più mi sono distratta dai fatti del giorno. Mi sono rifugiata fra i fantasmi della letteratura, specchiata in altre esistenze, altre domande sulla vita, e mi sono detta: meno male che esistono ancora, i libri.