I vecchi e i giovani (L’Immaginazione n. 297 genn-febb ’17)

I vecchi e i giovani (L’Immaginazione n. 297 genn-febb ’17)

2015-08-28 15.23.47

Novita Amadei

Personaggi di vecchi immersi in una loro realtà quotidiana credibile e, naturalmente, complicata non è materia comune nella nuova narrativa italiana. Gli autori amano tratteggiare autoritratti con riferimento fortemente generazionale e il mercato è invaso da scrittori fra i venti e i quarant’anni i cui nomi si affastellano l’uno sull’altro dopo lanci più o meno sensazionali e molto meno sensazionali offuscamenti. Spero che sia riservata sorte diversa alla trentottenne Novita Amadei, autrice coraggiosa di un secondo romanzo controcorrente, Finché notte non sia più, che ha come protagonista una piccola comunità di amici bislacchi e “maturi”, contrapposta a un gruppetto multietnico di giovani in cerca di un posto nel mondo. Il romanzo ha un ambizioso respiro che, al di là delle piccole vite raccontate, coglie le linee dominanti dell’oggi in un potente disegno complessivo. Senza scomodare la Storia, senza far riferimento ai grandi eventi che stiamo confusamente attraversando, Novita riesce a dare spessore universale ai suoi personaggi e a dirci qualcosa di profondo e vero sulla vita, sui desideri, sugli sbandamenti, sulle relazioni famigliari, sull’antico e sempre attuale conflitto fra genitori e figli, sulla difficoltà dei giovani di inserirsi in un mondo ostile ed estraneo. Soprattutto sul vuoto disastroso che circonda tutti e tutto, e toglie spessore ai sentimenti, forza alle pulsioni, anche le più generose.

Vecchi e giovani, dicevamo. Delio e Caterina, innanzitutto, i personaggi principali. Lui malato di Parkinson e vedovo, vive in campagna, solo col suo altrettanto vecchio e malandato cane, aspettando sempre le visite dell’unico figlio, Daniele, che invece si consuma in un sordo risentimento verso il padre e lo punisce con la propria assenza. Lei ragazza calma e determinata, di professione infermiera e, a tempo libero, parrucchiera per divertimento o per affetto verso una zia – parrucchiera appunto – con cui ha un rapporto rilassato che con sua madre non è mai riuscita a instaurare. Intorno a Delio altre due solitudini, quelle degli amici Aron e Rose, l’uno murato in una sua scontrosa incomunicabilità, l’altra appesantita dal grasso e dall’età. Solo per Aron la solitudine è una scelta, e Amadei ha pagine di sottile analisi nel racconto di queste esistenze finali provate dalle bufere degli abbandoni e dei lutti.

9788854513990_0_0_300_80Contrapposta a questo microcosmo campagnolo c’è la città (ancora una volta Parigi, come nel bel romanzo precedente, Dentro c’è una strada per Parigi, edito come questo da Neri Pozza). A Parigi Daniele divide la casa con il musulmano Amir, che ha problematiche molto distanti dalle sue, ragione di una diversità alla fine incolmabile malgrado l’amicizia e l’affetto che li lega. Anche nel racconto di questa realtà delicata che rischia il bozzetto, l’autrice mostra di sapersela sbrigare con sapienza e niente resta immotivato. I fili vengono raccolti e giustificati dall’avanzare degli eventi, il precipitare del tempo e delle cose. La durezza di Daniele, che intanto ha fatto finalmente visita a Delio e ha conosciuto Caterina, si stempera al cospetto della nuova inattesa fragilità paterna e, soprattutto, del burrascoso sentimento che gli nasce dentro per lei. Sì, l’amore, ancora una volta, risulta salvifico, ma è una salvezza che sappiamo – e soprattutto l’autrice sa – temporanea, utile a un cambiamento i cui risultati restano, proprio sull’orlo dell’ultima pagina, indecifrabili e ambivalenti. E se una critica si può muovere al libro è di essere forse troppo freddo nel racconto dell’attrazione che avvicina Daniele e Caterina, quasi che la narratrice avesse temuto uno scadimento sentimentale nella “facilità” del lieto fine romantico. Ma lieto fine non c’è, come dicevamo, e a garanzia delle ferme intenzioni di Amadei per la sua analisi piuttosto spietata dell’animo umano, troviamo un ulteriore personaggio, un significativo cameo, quello del professore francese in pensione (la storia si svolge nella provincia francese), che dà all’italiana Caterina lezioni di lingua. Anche lui solo, circondato di libri e di ricordi, protetto dalla sua cultura, ma non meglio difeso degli altri dallo sfaldarsi dei valori e delle relazioni.

Se non c’è lieto fine, c’è comunque nel libro quella che potremmo definire   un’ “indicazione di percorso”. Delio e Caterina, distanti per età, sono vicini nell’atteggiamento verso la vita, per una dolcezza quieta e propositiva con cui rispondono all’aggressività del mondo. Mi sembra un buon viatico da parte di una scrittrice giovane e da un romanzo di oggi.

 

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