Quanto è sporca Trastevere (Corriere della Sera di Roma, 23/5/18)

Quanto è sporca Trastevere (Corriere della Sera di Roma, 23/5/18)

Trastevere alle 10 di mattina di un giorno qualsiasi

E’ dal dopoguerra, da quando diversi artisti americani scoprirono il quartiere che Trastevere ha cominciato a essere bohémien. Erano arrivati a Roma come soldati per liberare la città dai tedeschi, e non riuscirono più guarire dal suo incanto. Scrittori, cineasti e artisti italiani si mescolavano a loro, e ai trasteverini poveri e in qualche caso malavitosi. Gli anni ’70 ne segnarono l’apoteosi: Trastevere, come Saint-Germain a Parigi, come il Greenwich a New-York, divenne mito, una leggenda basata sulla diversità di artisti o ladri, gente oscura o celebre, una nuova umanità che si riconosceva nel suo essere anomala, antiborghese. La generazione del post ’68 veniva a cercarvi la buona musica, il teatro off e un contatto col “popolo” che, se si faceva troppo chiasso nei vicoli non risparmiava ai disturbatori una bella doccia d’acqua fredda (o di qualche altro liquido meno nobile) dalle finestre. Oggi cosa resta di quella movida pittoresca, di quel rapporto vivificante fra classi sociali in genere separate? Niente. Il “popolo” ha venduto le case cadenti a prezzi esorbitanti a una nuova classe di artisti, registi, scrittori agiati e poco comunicativi, le vecchie botteghe artigiane, i negozietti, le librerie hanno ceduto il passo a ristoranti, tavole calde, pizzerie, locali dalla musica pessima e assordante.

Invasa da auto parcheggiate ovunque, anche davanti agli ingressi delle case, da turisti intruppati, da giovani che cercano lo sballo in una birra da quattro soldi e gridano tutto il tempo per comunicare al di sopra di decibel sparati contro ogni regola acustica, nella totale assenza di vigili urbani e altre forze dell’ordine (come mai?) Trastevere è diventata solo «mangiatoia» come lamentano i pochi trasteverini doc. E del passaggio di questa invasione sciatta, chiassosa, maleducata, resta sul campo il mattino dopo (nell’assenza di un pronto intervento della nettezza urbana colpevolmente latitante) lo scempio quotidiano di bottigliette che rotolano sui sanpietrini e un deserto di cartacce in cui piccioni e gabbiani banchettano sparpagliando meglio l’immondizia.

A che serve che i cittadini facciano la differenziata e raggiungano in orari stabiliti i centri di raccolta? Ai negozianti, ai ristoranti è concesso tutto: occupare impunemente il suolo pubblico con tavolini e ringhierine sempre più invadenti; disturbare la quiete, oltre che con musica da discoteca, con potenti sistemi di refrigerazione e ricambio dell’aria all’interno dei locali; gettare i loro enormi sacchi di pattumiera nei vicoli quando chiudono l’attività. La domenica mattina quei resti giacciono a lungo a ornamento del quartiere. Ma certo: i turni di pulizia devono essere ridotti. E’ pur domenica, no?

 

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