Vita di campagna con madrigale (Immaginazione n. 313, nov-dic. 2019)
A chi continua a rimproverarmi perché ho praticamente lasciato la città (la terribile Roma, fra l’altro) per vivere in campagna (la mite, rallentata Umbria) ho sempre molto da opporre. Prima di tutto l’impagabile privilegio al mattino, quando mi sveglio, di aprire la finestra e trovarmi in un bosco con creature alate cinguettanti, creature pelose (cani e gatti) scorrazzanti, creature pennute che non volano più (galline) ma che levano il loro richiamo per consegnarmi il primo uovo della giornata appena sfornato. E se non bastano gli aperti verdi orizzonti che a ogni momento si allargano davanti al mio sguardo a rassicurare gli amici in pena per il mio “isolamento”, li rassicuro raccontando che ho molti “vicini”. In realtà i vicini, quando si vive in una casa rurale, sono provvidenzialmente lontani (nello spazio), chiusi in altri casolari a debita distanza e invisibili (grazie al cielo), ma vicinissimi nell’anima. Il vicinato di campagna è qualcosa su cui puoi contare, è presente a ogni istante: se ti senti male e hai bisogno di una corsa in farmacia, se sei in viaggio e qualcuno deve venire a sfamare i cani al tuo posto, ma anche per una banalissima partita a carte, per una cenetta improvvisata, per una passeggiata o una spedizione al cinema (che si trova a 30 chilometri…, ma il tempo per arrivarci è lo stesso che se a Roma devi andare, per dire, da Corso Trieste a piazza Barberini e trovare parcheggio…)
A proposito di buon vicinato. Ho la fortuna di abitare a due km dal borghetto, San Pancrazio, dove si è istallata ormai da molti anni una coppia di amici preziosi: Maddalena Crippa e Peter Stein, che malgrado i loro impegni in giro per il mondo, essendo lui il regista teatrale di fama internazionale che è, e lei una delle rarissime grandi attrici ancora in circolazione, sono abbastanza stanziali. Recentemente hanno festeggiato i loro trent’anni insieme (di cui venti di matrimonio) e così ho pensato per loro a un regalo all’antica, una specie di madrigale, o forse dovrei dire più semplicemente poesia d’occasione, un po’ tipo «com’è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza…» che mi accompagna allegramente da quando l’ho imparata a scuola… Ed ecco cos’è venuto fuori (siccome loro due hanno apprezzato, spero che l’apprezziate anche voi). Piccolo frutto di una serena vita di campagna.
Per i 30 anni insieme di Madda e Peter
Attenzione attenzione
all’evento d’eccezione:
qui si beve e si fa festa
ai trent’anni dell’amore
(non vi fan girar la testa
per il tempo ed il valore?)
Sono eroi di resistenza
Madda e Peter, e d’accoglienza.
Noi brindiam con gran fervore
col bicchiere e con il cuore
alla lunga militanza
nel teatro e nella danza,
nell’amor matrimoniale
e all’artistica costanza.
Ci riempie di speranza
questa loro esuberanza,
ma mi chiedo quale sia
della coppia la malia.
Mi rispondo: la poesia!
Il teatro! O… la follia?
Ma l’amor che dura a lungo
non è folle. È….(or vi giungo)…
è segreto come un fungo!
Come un fungo ammaliatore,
come un tango seduttore,
come un centro nel bersaglio,
senza errore e senza sbaglio,
come un’opera cantante
che la vita fa sognante.
Se a far festa siamo in tanti
è che siete i più esaltanti:
Madda e Peter, ai vostri anni,
quelli andati e quelli entranti.
Noi brindiamo al grande amore,
di conoscervi all’onore,
e allo charme di San Pancrazio
di cui mai nessuno è sazio.
Viva viva l’avventura
di chi insieme non si usura.
Viva viva Maddalena.
Viva Peter. E tutti a cena!