Ranieri Polese sul «Corriere della sera» (7/9/’10)

Ranieri Polese sul «Corriere della sera» (7/9/’10)

Isola Tiberina

Roma, scrive Sandra Petrignani, funziona all’incontrario di Parigi. Là, sulla riva sinistra della Senna, la Rive gauche del Quartiere Latino e di Saint Germain des Près, ci sono gli intellettuali, i caffè dove un tempo sedevano Sartre e Beauvoir e dove a volte si respira ancora un’aria di opposizione. Trastevere, invece, sta sulla riva destra del Tevere, separata dall’altro centro, quello “dellà”, quello dei palazzi del potere, dei Fori, del Colosseo, la Città Eterna ma anche quella del mercato di Campo dei Fiori dove una volta sia andava a fare la spesa ma oggi è diventato troppo caro. E’ a Trastevere che si mescolano artisti, scrittori, gente del cinema con quello che si chiamano “noantri”, artigiani, piccoli negozianti, donne che preparano il mangiare per strada. L’aria maledetta del quartiere, abitato da “ladri zoccole e delinquenti” si è perduta, i ricchi e gli stranieri si sono comprati le case e dell’antico spirito strafottente e ribelle non è rimasto granché. Però chi vive a Trastevere, intellettuale o popolano che sia, ha forte la coscienza di essere in un mondo a parte, separato. In fondo, abitare lì è una scelta di vita, quasi un’ideologia: il ciociaro Mastroianni aveva scelto la riva destra, il genovese Vittorio Gassman invece stava di là.
Strutturato come un viaggio sentimentale – a piedi, necessariamente – di qua e di là dal fiume, il libro della Petrignani (E in mezzo il fiume, Laterza, pagine 129 € 10) comincia a Trastevere e dopo un lungo giro, e una lunga sosta sull’isola Tiberina, vi ritorna. Per spingersi un po’ più oltre, il Gianicolo, Monteverde Vecchio (qui abitarono Pasolini, Attilio Bertolucci, Caproni, e ora ci sta Lucia Poli). Passeggiate romane con guide accompagnatori di varia estrazione, gli scrittori Mario Fortunato, Susanna Tamaro e Valeria Viganò, i registi Nanni Moretti e Fernando Ozpeteck, la pittrice Giosetta Fioroni, il giornalista Luigi Ceccarelli.
Ma ci sono anche i padroni dei bar e dei ristoranti, i barboni che preferiscono Trastevere, quelli che si ricordano – 1968 e dintorni – la grande stagione delle cantine romane, teatro e musica, e dei gloriosi cineclub. Se questo libro avesse una colonna sonora, senz’altro la voce sarebbe quella di Gabriella Ferri, ma ci sarebbe anche un po’ di Claudio Villa, uno de noantri, perché suo padre aveva una carrozzella con i cavalli, la “botticella”.
Tra ricordi e rimpianti (Fellini, naturalmente, che ne “La dolce vita” definiva Roma una “giungla tiepida”) da un incontro all’altro si disegna cos’ l’immagine di una città che non è più la stessa di venti-trenta anni fa eppure continua a essere qualcosa di diverso da ogni altra città italiana. Le cui bellezze e i cui scempi finiscono sempre per ricomporsi in figure insieme nuove e antiche. Dove, anche se per il traffico e il gran rumore nessuno lo sente più, il cannone del Gianicolo spara ancora ogni giorno a mezzogiorno.

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