“Camera con vista” su succedeoggi.it (21/6/13)
Quando Lidia Ravera mi ha chiesto di sostituirla alla direzione artistica del festival letterario Gita al Faro, con sede a Ventotene, isola delle Pontine, da lei creato l’anno scorso con un’associazione culturale di giovani donne, le “Turbìne” (ma senza accento può diventare anche Túrbine), ho risposto istintivamente di no. L’anno scorso ero stata fra gli scrittori invitati con Barbara Alberti, Andrea Baliani, Caterina Bonvicini, Marco Lodoli, Francesco Pacifico, Laura Pariani, Sandro Veronesi, e lei, Lidia, si era dimostrata un direttore artistico esigente ed energico: dubitavo di avere le sue stesse doti leaderistiche per farmi seguire da un drappello di scrittori anarchici per statuto e definizione. Ma lei mi ha convinta (difficilmente Ravera non ottiene quello che vuole) e ora le sono grata. Grata di aver avuto un’altra occasione di tornare a Ventotene, questa piccola isola meravigliosa e accogliente, grata di giorni in compagnia di Gianfranco Calligarich, Loredana Lipperini, Rosella Postorino, Walter Siti, Elena Stancanelli, Emanuele Trevi, Fabio Viola e la stessa Ravera, che se non ha voluto conservare il ruolo direzionale in quanto assessore alla cultura della Regione Lazio, non può certo dimettersi da scrittrice e così ci raggiungerà per le serate finali, venerdì e sabato leggendo con gli altri sette un suo racconto ispirato all’isola. E salvandoci dalla defezione all’ultimo momento (causa di forza maggiore, capita!) dell’ottavo scrittore invitato, Alessandra Fiori. Così l’armonia e le quote maschi/femmine sono salve.
E’ una bellissima idea quella di confinare per una settimana quattro scrittrici e quattro scrittori in un’isola (nota fra l’altro per essere terra di drammatici confini politici) e assistere, come in un esperimento in vitro, al risorgere spontaneo e inevitabile di quello che non esiste più: la società letteraria. Metti per una settimana quattro o più scrittori intorno a una tavola di gozzoviglia lontano dalla realtà quotidiana pressante, con un progetto comune (scrivere alla fine un racconto ispirato all’isola e all’esperienza vissuta) e stai a vedere cosa succede. Succede che quel discutere del proprio lavoro e di quello degli altri autori, di cinema, di arte, di passioni comuni o contrastanti, come succedeva nei sempre rimpianti anni ’50, si ricrea spontaneamente. E, come dire, da cosa nasce cosa… chissà che gli intellettuali non siano in grado di riprendersi prima o poi il loro ruolo e il loro prestigio, un tempo legato esclusivamente al riconoscimento del gruppo, oggi in mano al marketing e a un’editoria orientata al bussiness in modo violento e spesso distruttivo di fragili personalità artistiche.
Ventotene, intesa come festival, è dunque questo sogno. E posso testimoniare che quest’anno il sogno, almeno qui, lontani da tutto e circondati solo dal mare, è stato realizzato. In un clima rilassato di vacanza tutti hanno partecipato alla vita – ma soprattutto alle parole – degli altri, dimenticando protagonismi e nevrosi personali, il proprio posto in classifica e quanti-film-sono-stati-tratti-dai-miei-libri. Aspetto con curiosità di leggere i racconti che vanno scrivendo e so già che mi dispiacerà, dopo averli sentiti compagni, perderli di nuovo dentro la baraonda metropolitana delle nostre vite di sempre.