Parlando di fisica. In versi (L’Immaginazione n. 325 sett. 21)

Parlando di fisica. In versi (L’Immaginazione n. 325 sett. 21)

Brunello Tirozzi (foto Dino Ignani)

Cosa c’entra la fisica con la poesia? Ho domandato. Mi sono resa conto subito che era una domanda sciocca. Tutto c’entra con la poesia perché tutto entra nella poesia, tutto la poesia centra. Non sto giocando con le parole, è così. E del resto ne ho avuto prova ulteriore leggendo il nuovo libro di versi di Brunello Tirozzi (a lui avevo fatto la domanda anni fa), fisico di professione. Titolo spiritoso: Fisica pour parler (Algra, 90 pagine, 10 euro), in cui procede per cortocircuiti: «..Lo spazio diventa quasi piatto/ la metrica è quasi euclidea», considerando però che «è un duro cimento/ se in versi tratti l’argomento».

Il professor Tirozzi che ha insegnato Fisica Matematica alla Sapienza di Roma e ora frequenta il Centro Ricerche di Frascati applicandosi alla fisica del plasma, il cimento lo affronta con leggerezza, ironia e la visione ossessiva dei posseduti. I suoi versi sono contemplazioni del mondo nel suo formato atomico, sono considerazioni sulle particelle, sono lezioni in pillole sulla struttura dell’universo e della mente. «Le reti neuronali creano/ emozioni, pensieri, piaceri/ attenzione e depressione…»  Ma quando gli chiedevo che c’entra la fisica con la poesia, in realtà volevo dire un’altra cosa. Volevo dire: non confondiamo i piani. Tu sei un amico acquisito, come marito di una mia amica, Biancamaria Frabotta, un’amica di vecchia data (dai tempi universitari del femminismo, pensa un po’). Non solo, si dà il caso che questa mia amica nel frattempo si sia imposta come una voce di primo piano della poesia italiana. Come la mettiamo? Ognuno al suo posto! Eppoi hai già la musica: quante arti vuoi invadere? (Eh, sì, Brunello sa pure suonare il pianoforte e più di una sera ci ha intrattenuto con sue performance jazz niente male).

Ora devo ammettere che, se di fisica non so nulla e non mi verrebbe in mente di occuparmene, verso chi sa suonare uno strumento provo un’irrimediabile invidia… Ma non è questo il punto. Il punto è che avevo sistemato Brunello Tirozzi nel suo ruolo di 1. Marito fisico, molto simpatico, di un’amica 2. Performer jazz di valore 3. Giocatore di tennis niente male, ma che non sa perdere (sono rimaste leggendarie le sue furie in campo contro un Valerio Magrelli che credo gli desse le piste…)

A un certo punto lo ritrovo anche poeta. Che sia contagiosa la poesia? Che una moglie poetessa abbia questa virtù di trasmissione? Che le partite a tennis con Magrelli prevedessero anche scambi di rime? Che le piacevoli serate nel loro salotto (di Brunello e di Biancamaria) dove potevi incontrare Vivian Lamarque e Elio Pecora, Valentino Zeichen e Gregorio Scalise, Giovanna Sicari e Milo De Angelis, Gabriella Sica e Toti Scialoja, Maria Grazia Calandrone e, appunto, Magrelli abbiano fatto il resto? Insomma succede questo (cfr. L’Immaginazione n 294 dell’agosto 2016 ): nel maggio di quell’anno esce un libretto delizioso. S’intitola Risatelle (Empiria, con illustrazioni di Bruno Conte) ed è il dialogo in versi di una coppia che sa prendersi in giro con affetto. È firmato da entrambi. Introduceva Elio Pecora chiamando in rima l’applauso: Viva Brunello, evviva Bianca/ ed ogni amico faccia un saltello/ evviva Bianca, viva Brunello.

Io il saltello l’ho fatto, insieme a tutti gli altri naturalmente,  perché come gli altri mi sono stupita di come Brunello tenesse testa alla moglie Poeta. A leggere con attenzione si scopre che proprio a Bianca si deve la spinta decisiva per farlo scendere in campo. Scrive Brunello a un certo punto: «Bianca mi ha donato un quadernetto/ lo metterò in un angoletto /dell’affollato cortiletto / della mia mente/ per registrare rapidamente / i miei pensieri/ che passano velocemente/ come indomiti destrieri» E già qui parlava poi «dei neuroni del sistema centrale»…

Ora quel quadernetto ha prodotto quattro raccolte che hanno convinto sia lettori non tanto esperti di poesia (come me), sia soprattutto rinomati addetti. Ha scritto per esempio Pecora introducendo Quando arriva l’estro (Empiria 2018): «Il suo tono schiva la facezia, accosta l’ironia senza cederle, pare lasciarsi alla casualità ma s’arresta all’intoppo, veglia sulla vigilanza». E Maurizio Cucchi nella prefazione a Fisica pour parler: «Un libro di pensiero in costante movimento inquieto, immerso ed espresso nel tessuto articolato e impareggiabile della poesia, nel corpo della parola poetica. Un’opera che fa pensare anche al mondo degli antichi, dei classici, e alla loro capacità, nei secoli quasi del tutto perduta, di coniugare arte della parola e aperta lettura sapiente del mondo». Che altro dire? «L’universo lontano è a portata di mano»: evviva Brunello!

 

 

FacebooktwittermailFacebooktwittermail
No Comments

Post a Comment