La lite fra Duras e Resnais (dal romanzo MARGUERITE in libreria il prossimo 3 aprile)
Vorrebbe che Détruire, dit-elle lo girasse Alain Resnais. Sarebbe perfetto per questa storia, pensa. Ha paura a proporglielo, i loro rapporti ultimamente si sono fatti un po’ falsi perché hanno tutti e due riserve e sospetti sul lavoro dell’altro, ma non se lo dicono apertamente; alla fine lo chiama.
«E’ una storia dedicata alla giovinezza» gli spiega. «Distruggere per imporre un nuovo modo di comunicare fra le persone, un nuovo sistema di vita. Il fronte rivoluzionario spostato nella vita interiore. E’ magnifico».
«Lo so» le risponde nel telefono, calmo, gentile. «Ma non posso. In realtà non lo sento nelle mie corde».
«Hai paura di lavorare con me una seconda volta, vero? Hai voglia e paura insieme».
«Non è vero, Margot, non è così».
«Sì, invece, rinunci al rischio di fare un capolavoro, perché? Vuoi che te lo dica il perché? Perché ci sono io di mezzo! Tu non mi hai perdonato di non aver amato quel che hai fatto dopo Hiroshima e tu e il tuo gruppo di cineasti intellettuali avete terrore di quel che secondo voi rappresento: l’incoerenza, l’orgoglio, la vanità, l’impegno politico ingenuo, la violenza disordinata, il rifiuto categorico, la maleducazione… vuoi che continui?»
«No, per pietà!»
«… e però con questo bordello che mi tiro dietro, io faccio dei libri! E penso che i tuoi film sono marginali, non necessari, miseri! E che preferisci a me, alla verità che rappresento, la menzogna di intellettuali coltissimi che non mettono in discussione veramente niente, ma ti garantiscono una cuccia più larga, meno decisiva, che accarezzano il tuo narcisismo! Non vuoi rischiare, hai paura. Pensi che io non abbia paura? Me ne frego, però, di avere paura, vado avanti lo stesso».
«Margot, fermati. Non ti seguo su questo piano. Non sono uno psicanalista».
«Tu non vuoi legare il tuo nome al mio. Se Détruire fosse scritto da uno sconosciuto, lo faresti!»
«Non è vero! E’ che non capisco dove vuole arrivare il tuo testo. Troppo ambiguo. Non ci ho capito niente!»
«Ma non lo sai? E’ sempre nelle regioni dove non si capisce più niente che bisogna andare. Perché: la capisci tu la morte? O un uccello? O una risata? Va bene. Tanto peggio. Se non farai questo film, voglio dirtelo, non faremo più niente insieme. Mai più».
«Se non fossi come sei, non saresti tu. Ciao, Margot, ti voglio bene».