Dal « CATALOGO DEI GIOCATTOLI »
La Lenci è morbida e spiritosa, una monella paffuta dagli occhi furbi e il naso a patatina. Goffa come sono i bambini, finalmente li rappresenta dopo un secolo in cui la bambola era specchio di eleganze e femminilità adulte. Nasce nei primi anni Trenta e trionfa anche nei cinquanta presso infanzie che cominciano a essere rispettate nella libera espressione del gusto. Il panno Lenci è caldo e ruvido, le mani amano accarezzarlo, ricevono sensazioni tattili che dispongono alla tenerezza. E la bambola Lenci ha viso e corpo di panno, il vestito di panno e di panno le scarpe di foggia infantile. L’abito è corto e lascia scoperte le gambe grassottelle e informi come di bambini piccoli. I capelli non hanno boccoli, sono lisci, squadrati in grandi frangette, arrivano appena sotto le orecchie. Se una bimba l’abbraccia sente contro di sé il calore d’un corpo vivente; se stringendo si mette a correre, le braccia e le gambe della Lenci sbattono morbidamente disarticolate che pare voglia scendere.