Sull’ Unità, 22/3/13
E’ necessario congedarsi per diventare persone libere. Congedarsi dal passato, dalle figure che lo hanno dominato insegnandoci a vivere, ma anche condizionandoci per frenare la nostra possibile corsa e rendendoci personaggi più grigi e prudenti di quanto siamo in realtà, come Medius, protagonista di questo Mamma ricordi di Claudio Giovanardi. E’ un libro di congedi e ha il passo della poesia prestata alla prosa, o della prosa che si scandisce spesso con ritmo endecasillabo raggiungendo un effetto musicale molto bello. Del resto Giovanardi viene dalla poesia e ha verso il romanzo quell’atteggiamento critico e “sperimentale” che hanno spesso i poeti prestati alla narrativa. Dunque stream of consciousness, l’abbandono (anche se sempre controllato dal polso del narratore) al flusso dei ricordi in apparente disordine, ritratto dell’autore da piccolo – e poi da giovane – in uno spietato corpo a corpo con le figure dei genitori, del fratello, dei compagnucci, delle prime passioni, più una schiera multicolore di amiche della mamma dai rapidi tratti molto realistici e molto efficaci.
Per raccontare «una voglia improvvisa di essere al mondo» l’autore usa arditamente vari registri: flashback, citazioni, lettere, versi («Ti sopravvive un cappotto, la macchina / bianca, l’orologio Tissot…») utilizzando atmosfere gozzaniane in forte contrasto con toni che vanno dall’invettiva a un’amara autocritica. Ma tutto ha lo stigma della sincerità che trasforma il racconto personale, quasi privato potremmo dire, in una faccenda comune in cui ognuno può ritrovare un brandello di sé o almeno quel disagio che affiora nella vita adulta quando si è costretti a tirare le somme: «Se facessimo i conti delle cose che non tornano, quanti agguati perduti e subìti alla fiera dei cuori in tempesta».
Questi conti sono a ben vedere il vero tema del libro, dall’inizio («Il primo ricordo. Non lo ricordo») alla galleria finale dei «congedi» dopo aver attraversato dolori e innamoramenti, lutti gravi e leggeri, iniziazioni e sconfitte. E la madre è inevitabilmente l’interlocutore prescelto che muto ascolta la domanda reiterata «mamma ricordi». Senza punto interrogativo, perché non è una vera domanda: sempre sull’orlo di essere una risposta.
Mamma ricordi
di Claudio Giovanardi
Manni
170 pagine, 15 euro