Elisabetta lettrice notturna (Panorama, 13/11/ 2009)
A che servono le vite degli autori? A capire meglio l’opera, ad avvicinarci al suo segreto? Oppure sono solo interferenza, voyerismo? C’è chi pensa che la biografia sia una delle opere di un artista, la più importante, e chi preferirebbe ignorarla. Elisabetta Rasy, come la maggior parte delle scrittrici della sua generazione, quella del femminismo postsessantottesco, continua a confrontarsi, affettuosamente, analiticamente, con le vite e i romanzi intrisi di vita, delle grandi scrittrici. In queste Memorie di una lettrice notturna (Rizzoli), dopo un autoritratto di se stessa come apprendista lettrice e poi lettrice onnivora e appassionata, sempre «notturna», perché è nel silenzio della notte che si affonda meglio nel corpo a corpo necessario con i testi, allinea una serie di brevi ritratti biografici di narratrici e poete (più di venti), una pittrice, Frida Khalo, un «uomo che ascoltava le donne», Ovidio. Pagine intelligenti e innamorate, il tentativo, anche, di passare il testimone alle scrittrici più giovani che indossano la differenza sessuale come una «mascherata» senza farsene davvero attraversare.