Polanski parla di Polanski (Giudizio Universale 17/5/12)

Polanski parla di Polanski (Giudizio Universale 17/5/12)

Roman Polanski

«Esiste il libero arbitrio o è già tutto scritto?» si chiede Roman Polanski alla fine del film-biografia che gli ha dedicato l’amico di una vita Laurent Bouzereau. La risposta non c’è, ma la domanda è ampiamente giustificata dopo un’ora e mezza di racconto, rievocazioni e riflessioni su un destino eccezionalmente tartassato dalla tragedia e illuminato da colpi di scena fortunati e da veri e propri interventi salvifici della sorte.

L’uomo Polanski esce da questa affettuosa, conversevole intervista, ripresa nella sua casa di Gstaad in Svizzera, quella degli arresti domiciliari del 2009, come persona sensibile, delicata, ferita. Sono più d’uno i momenti di commozione, in cui rivivere le tragedie attraversate lo porta al limite delle lacrime, trattenute sull’orlo delle ciglia e dello sforzo muscolare, che gli irrigidisce il volto simpatico, eternamente birichino nonostante i capelli grigi e l’aplomb elegante da maturo gentiluomo solo sfiorato da una passata trasgressività.

L’operazione filmica, ovviamente concertata fra il protagonista e il mago del backstage Bouzereau (più esattamente: documentarista del making of), è la risposta di Polanski alle distorsioni che del suo privato ha fatto la stampa scandalistica trasformando l’indubbia «irregolarità» del suo percorso e della sua storia in colpa, e facendo di lui, sotto la suggestione di certi suoi film magnificamente inquietanti, una figura ambigua e demoniaca.

Sorta di testamento, dunque, presa di parola per mettere chiarezza dove è stata sparsa fumosità, ma alla fine documento di grande inossidabile personalità che la fame e la persecuzione subite nell’infanzia, la precoce perdita inconsolabile della madre nel campo di Auschwitz, l’orrendo assassinio di una moglie amata e incinta all’ottavo mese e infine la colpa ammessa di essersi approfittato sessualmente di una minorenne non hanno distrutto.

Dopo aver ripercorso con lui le fasi di una vita così segnata si arriva a capire come, nel suo destino, proprio la colpa abbia potuto essere finalmente espiatoria e si potrebbe scommettere che sia stata al limite necessaria, per i labirintici percorsi dell’inconscio, alla sua liberazione interiore e alla trasformazione di quel lontano ragazzino affamato e disperato e solo nell’uomo autentico ed equilibrato di oggi.


 

 

 

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